A Natale mi sposo - Recensione
Film considerato da evitare
sulla base di 1 voto/i
A Natale Mi Sposo
Commedia
Trama
Gustavo Godendo è un cuoco che lavora in una trattoria "molto" romana, ma sogna di diventare un grande chef internazionale. Con lui ci sono un lavapiatti toscano, Cecco, in cerca di avventure con donne sopra i settanta, Rocky, un cameriere romano dai trascorsi come pugile, e la mascotte Gualtiero, un simpatico porcellino d’India. Grazie ad uno stratagemma di Fabio, il figlio di Paolo, la strampalata combriccola riesce a farsi ingaggiare per un banchetto di nozze estremamente chic a Saint Moritz.

Vedendo questa ultima fatica di Massimo Boldi, “A Natale mi sposo”, si pensa con rimpianto ai cine-panettoni che una volta confezionava con Christian De Sica, e questa asserzione dovrebbe dire già tutto sulla qualità dell’opera. Onestamente, pur con tutta la clemenza del mondo, non ci si può esimere dall’etichettare questo prodotto come “da evitare”, ed in tal senso il comico lombardo non delude mai le aspettative, visto che tale etichetta è utilizzabile per tutti i suoi film post-De Sica. Fin dalle prime scene viene voglia di alzarsi dalla poltrona e fuggire, ma per chi deve dare un giudizio tocca rimanere.
Vediamo di fare un elenco conciso delle cose che non vanno. La sceneggiatura è carta straccia e non si capisce come possa arrivare ad una durata di 96 minuti senza raccontare praticamente niente, se non una pulciosa storia d’amore fra due antipatici ragazzini. La regia di Paolo Costella (“Tutti gli uomini del deficiente”) è veramente casareccia, anche se sul piano tecnico a lasciare veramente di stucco è il montaggio. La colonna sonora poi consiste semplicemente in tre hit del momento piazzate a caso durante la narrazione, giusto per dare qualche stimolo allo spettatore. Certo fossero solo questi i difetti ci si potrebbe anche stare, considerato il tipo di prodotto con cui abbiamo a che fare; il problema serio però è che non si ride quasi mai, e dire che di gag ce ne sono di tutti i tipi, dalle più becere a quelle basate sugli equivoci.
Le trovate sono dozzinali, spesso mal calibrate, e neanche la simpatia degli interpreti riesce a rendere il tutto meno spiacevole. Anzi ci si chiede come alcuni di loro, come Vincenzo Salemme, apprezzato autore di commedie teatrali, si possa essere abbassato a questi livelli. Insomma niente da salvare, oramai Boldi ha preso questa strada e difficilmente ne caverà le gambe, soprattutto se il pubblico continuerà a premiarlo (a vedere la sala deserta, comunque, significa che forse qualcuno inizia a stancarsi).
Manuel Celentano
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