Almanya - La mia famiglia va in Germania - Recensione
Film considerato da vedere
sulla base di 1 voto/i
Almanya - La mia famiglia va in Germania
Commedia
Trama
Hüseyin Yilmaz è un padre di famiglia turco che negli Anni ’60, insieme alla moglie Fatma e ai loro tre figli, ha deciso di trasferirsi in Germania per fare fortuna, diventando l’immigrato numero un milione ed uno a passare la dogana. Molti anni più tardi, Hüseyin e Fatma ottengono finalmente la cittadinanza tedesca; ma l’uomo, legato alle proprie radici, decide di acquistare una casa in Turchia.

“Alamanya – La mia famiglia va in Germania” rappresenta il primo lungometraggio cinematografico della regista tedesca Yasemin Samdereli, che ha firmato anche la sceneggiatura insieme alla sorella Nesrin Samdereli, con la quale aveva già collaborato per alcune produzioni televisive. Presentato al Festival di Berlino nel 2011 e accolto da un buon successo di critica e di pubblico in patria, il film delle sorelle Samdereli è una divertente commedia che mette a confronto tre differenti generazioni di turchi emigrati in Germania, dove risiedono ormai da quasi mezzo secolo, nel momento in cui il capo-famiglia, Hüseyin Yilmaz (Vedat Erincin), decide di riportare figli e nipoti nella terra d’origine in occasione di una vacanza estiva.
Tema principale del film, dunque, è il concetto di patria (“heimat”), e la dicotomia (talvolta conflittuale) fra la patria d’origine, la Turchia, e la patria d’adozione, la Germania: un concetto vissuto in maniera diversa dagli immigrati turchi, che hanno cambiato radicalmente il proprio stile di vita, rispetto alla nuova generazione, nata in Germania nel segno di una doppia identità. Questo senso di appartenenza a due patrie trova una modalità d’espressione in ciascuno dei personaggi, a partire dal piccolo Cenk (Rafael Koussouris), che rimane turbato dal fatto che la Turchia non compaia sulla carta geografica alla parete della sua aula e per la prima volta avverte la curiosità di risalire alle proprie origini.
L’oscillazione identitaria fra Turchia e Germania viene però raccontata da Yasemin Samdereli con salutare leggerezza ed ironia (come nell’esilarante colloquio dei coniugi Yilmaz per ottenere il passaporto tedesco, o nelle sequenze in cui il crocefisso viene visto come uno spauracchio), senza adagiarsi negli stereotipi del contrasto fra modernità e tradizione, ma mettendo in scena un ampio ritratto di famiglia tanto realistico quanto divertente, in una continua serie di rimandi fra passato e presente attraverso un gran numero di flashback. “Almanya – La mia famiglia va in Germania” si rivela così una commedia intelligente e godibilissima, appena un po’ ruffiana nel modo in cui stempera tutti i conflitti, ma molto acuta nel descrivere il vero significato di valori quanto mai attuali quali l’integrazione e il multiculturalismo.
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