Jimmy Bobo - Bullet to the head - Recensione
Film considerato passabile
sulla base di 1 voto/i
Jimmy Bobo - Bullet to the head
Azione
Trama
Jimmy Bobo e Taylor Kwon si trovano assieme per caso, alleati nella lotta al crimine in una New Orleans da brividi notturni. Il caso vuole che un duplice omicidio unisca Taylor, un poliziotto coreano, a Jimmy, un sicario per conto di un loschi individui, tanto quanto le mele marce della società, tutte da eliminare. Quando il cerchio inizia a stringersi e le persone a loro più vicine non possono essere più al sicuro, il loro legame, contro la legge e contro ogni previsione, si stringerà ancor di più, in nome della giustizia.

Walter Hill, maestro di azione, nel senso più fisico e anche in quello più malinconico di un movimento volto a riprendersi qualcosa di smarrito, torna al cinema dopo molti anni con “Bullet to the head”, un film tonico e muscolare, efficace dal punto di vista del realismo situazionale delle battaglie corpo a corpo, come quella tra Sylvester Stallone e Jason Momoa, e in quelle esplosive delle sparatorie. Ma la nuova ritmicità che Hill riesce sempre a donare ai propri film ha dalla sua uno schematismo di fondo che non convince.
La sceneggiatura e i dialoghi di Walter Hill e Alessandro Camon cercano continuamente di ammiccare al pubblico con battute accattivanti, e la formula narrativa si appoggia ad un modello di genere, quello legato all’incontro collaborativo fra due persone opposte per origine, carattere e religione, che è trito e ritrito, e obiettivamente non acchiappa più. Le smorfie di Stallone inneggiano ripetutamente ad un sornione compiacimento, che chiarifica quanto il regista e sceneggiatore americano stia cercando, con il pieno appoggio anche in fase di scrittura da parte di Stallone stesso, di omaggiare un certo tipo di film di cui andava fiero, e che oggi è difficile ritrovare con gli stessi connaturanti crismi.
Ma Walter Hill cade nella trappola del fare un film del genere secondo le regole attualizzanti e in quella della facile ironia; poi diventa prevedibile anche nei meccanismi che inizialmente sembrano funzionare di più, quelli della violenza, che alla fine si fa banale. “Bullet to the head” finisce così per essere un mero spettacolo, eccitante per palestrati ed esaltati di varia specie; cosa che i primi film di Walter Hill non erano affatto, nonostante trattassero sempre o quasi il tema della violenza insita nel divorante desiderio di vendetta.
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