Ginger & Rosa - Recensione
Film considerato da vedere
sulla base di 1 voto/i
Ginger & Rosa
Drammatico
Trama
Londra, 1962. Ginger e Rosa sono due adolescenti nate nel giorno del lancio della bomba atomica su Hiroshima. Cresciute con la paura del nucleare, diventano amiche inseparabili e assieme marinano la scuola, discutono di politica e religione, ma soprattutto sognano di avere un destino diverso da quello delle loro madri casalinghe. Vivendo sulla loro pelle gli effetti della rivoluzione sessuale in corso, accadrà presto, tuttavia, l’impensabile: Rosa si innamorerà del padre di Ginger, Roland, e la loro amicizia inizierà a vacillare. Nel frattempo il mondo, minacciato dalla Guerra Fredda che raggiungerà il suo culmine con la crisi dei missili di Cuba, dirigerà un’infelice Ginger verso il movimento pacifista “Ban the Bomb”…

Scritto e diretto da Sally Potter, regista britannica dell’adattamento cinematografico dall’omonimo romanzo di Virginia Woolf, “Orlando” (1992) con Tilda Swinton, e ancora del bellissimo “The man who cried – L’uomo che pianse” (2000) con Christina Ricci, Cate Blanchett e Johnny Depp, “Ginger & Rosa” è stato presentato in anteprima al Toronto International Film Festival del 2012, dividendo critica e pubblico. Interpretato da una delle più grandi promesse della sua generazione, ovvero dalla sorell(in)a più talentuosa e incisiva di Dakota, la Elle Fanning di “Somewhere” (2010) e “Super 8” (2011), nei panni di una Ginger tormentata e rossa di capelli, il film introduce a sorpresa, per la prima volta sul grande schermo, un’altra importante figlia d’arte.
Nel ruolo della seduttrice Rosa troviamo difatti un’altra giovanissima scommessa hollywoodiana, ovvero Alice Englert, la figlia della regista neozelandese Jane Campion (“Lezioni di piano”, “Ritratto di signora” e “Bright star”), che è recentemente apparsa nella nuova saga fantasy “Beautiful creatures”. Accanto alle due protagoniste, “Ginger & Rosa” si avvale dei nomi non meno importanti di Annette Bening, Timothy Spall, Oliver Platt, Christina Hendricks e Alessandro Nivola, meno espressivo ma assolutamente azzeccato per il ruolo che gli è stato ritagliato (Roland, il padre di Ginger). Aiutato pertanto da un cast singolare, così come da un uso sapiente della macchina da presa, la quale si sofferma spesso e volentieri in maniera soffocante sugli interni chiusi e umidi, tralasciando invece quei pochi spazi aperti altrettanto freddi e nebbiosi che si possono intravedere, “Ginger & Rosa” è un film sin da subito difficile a digerirsi, piuttosto lento a schiudersi nel suo significato più intimo, e ciò nonostante risplendente nella sua irripetibilità grazie a un copione e a un’atmosfera di rara raffinatezza.
I dialoghi tra le due ragazze, uguali nella mise ma estremamente differenti nella sostanza, sono in effetti la parte migliore della sceneggiatura di Sally Potter, che nella sua struttura sottostante è tanto delicata quanto impossibile da cogliersi nelle intenzioni, se non una volta giunti al finale. E le parole che si scambiano Ginger e Rosa sono in tal contesto una vera e propria bomba ad orologeria: pronte a esplodere ma eternamente sospese nell’aria; lasciate a metà come quell’esplosione sessuale che nella maggior parte dei film, eccetto che in questo, finisce con l’abbandonare l’originale poesia per farsi semplice passione carnale. In “Ginger & Rosa” la poesia è dunque destinata a permanere, qualsiasi cosa accada, ma ancora più che nelle sue parole è forse percepibile negli sguardi avidi, dapprima innocenti e un attimo dopo inquieti, di una Elle Fanning in stato di grazia. La Potter, insomma, ci sa fare: la sua telecamera non si sofferma quasi mai sugli occhi della povera, eccentrica e timorata Rosa; predilige al contrario quell’universo irrequieto che si cela dietro le occhiate malinconiche di Ginger. E ne cattura i versi più belli per farne un poema indimenticabile.
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