Masterminds - I geni della truffa - Recensione
Film considerato passabile
sulla base di 1 voto/i
Masterminds - I geni della truffa
Commedia
Trama
David Ghannt, un autista di una compagnia di mezzi blindati che trasporta denaro, organizza una delle più grandi rapine della storia degli Stati Uniti ai danni della propria ditta. A giustificare le sue azioni è l'amore per la bella guardia giurata Kelly. Nonostante il successo iniziale, la rapina si rivelerà un boomerang dalle conseguenze inaspettate...

Il cinema ci ha spesso raccontato di furti milionari, concentrandosi sulla fantasia mista a genialità dei rapinatori, capaci di eludere i più sofisticati sistemi di sicurezza; ne è nato addirittura un sottogenere, il caper-movie, ovvero i film su un grosso colpo, e vista la dimensione del bottino, 17 milioni di dollari, “Masterminds – I geni della truffa” dovrebbe rientrare nella categoria a pieno titolo. Ma “Masterminds” è tutt’altro rispetto a quello che ci aspetterebbe; anzi, è più assimilabile ad una parodia del genere, con un rapinatore totalmente impreparato, spinto non dal lucro ma dall’amore non ricambiato per una bizzarra collega. A mettere in scena questa imprevedibile vicenda, basata su eventi realmente accaduti nel North Carolina nel 1997, c’è Jared Hess, apprezzato regista di cult comici come “Napoleon dynamite” (2004) e “Nacho libre” (2006), la cui mano si nota fin da subito nel tratteggio del personaggio principale, David Ghannt, classico “sfigato” di turno il cui destino sembra essere segnato in modo ineludibile.
Non parliamo poi dei singolari individui che man mano appaiono sul cammino di David: dallo “spietato” killer interpretato da Jason Sudeikis, forse il personaggio più divertente del film, al cinico Chambers, a cui dà vita Owen Wilson. Una realtà colma di incontrollabile idiozia in cui Hess sguazza liberamente, ma che spesso sembra non riuscire a sposarsi del tutto con una vicenda che vorrebbe comunque raccontare un fatto di cronaca. Alla fine certo si ride, con alcune gag abbastanza riuscite, ma manca l’acidità di un “Napoleon dynamite” e la storia non riesce mai ad appassionare del tutto, poiché mai davvero credibile ed abbastanza telefonata nel suo incedere verso un happy end poco graffiante. Efficace Zach Galifianakis, in versione “slim” ma non meno simpatico del consueto, capace di offrire un discreto contributo per far raggiungere comunque la sufficienza ad una pellicola che però funziona a metà, sia come scanzonata parodia sia come intrigante caper-movie.
Manuel Celentano
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